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20 Nov 2025
-
4 min
20 Nov 2025
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Il 23 settembre 2025 è stata promulgata la Legge n. 132, contenente disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale (IA). Si tratta del primo quadro organico italiano sull’IA, che si inserisce direttamente nel solco tracciato dal Regolamento europeo sull’AI (UE 2024/1689), noto come EU AI Act.

Ecco le cinque novità principali.

1. Nessun nuovo obbligo oltre all’AI Act

Un aspetto fondamentale è chiarito già all’articolo 3, comma 5:

“La presente legge non produce nuovi obblighi rispetto a quelli previsti dal regolamento (UE) 2024/1689 per i sistemi di intelligenza artificiale e per i modelli di intelligenza artificiale per finalità generali.”

In altre parole, l’Italia non introduce ulteriori vincoli normativi, ma recepisce e applica l’AI Act europeo. Ciò significa che imprese, enti pubblici e sviluppatori dovranno adeguarsi alle regole già stabilite a livello UE, senza rischiare una frammentazione regolatoria. È una scelta che punta alla coerenza europea, evitando duplicazioni e favorendo la certezza giuridica.

2. Dati di qualità per lo sviluppo economico

L’articolo 5 stabilisce che lo Stato promuove l’uso dell’IA come leva per la competitività, con un punto di rilievo:

Lo Stato e le altre autorità pubbliche [...] facilitano la disponibilità e l'accesso a dati di alta qualità per le imprese che sviluppano o utilizzano sistemi di intelligenza artificiale e per la comunità scientifica e dell'innovazione.

Si tratta di un elemento cruciale, perché l’accesso a dataset affidabili rappresenta una delle principali barriere allo sviluppo di soluzioni di IA efficaci. In questo modo, l’Italia mira a sostenere PMI e startup innovative, rafforzando la sovranità tecnologica nazionale ed europea.

È da segnalare come da alcuni anni l'Italia sia impegnata nel mondo dell'open-data, tramite iniziative come dati.gov.it, oltre ad una importante presenza su GitHub.

3. Sanità, sport e dati sintetici: un laboratorio innovativo

La legge dedica un intero Capo II all’uso dell’IA in settori chiave. In particolare, vi sono importanti novità in ambito salute.

Infatti, vengono aperte le porte all'uso della IA nella sanità, sia per per migliorare il funzionamento del Sistema Sanitario Nazionale, che per l'uso vero e proprio di sistemi IA in ambito medico.

Nell'articolo 7 viene ribadito come le persone interessate abbiano il diritto di essere informate sull'impiego di tecnologie IA, e come la decisione finale su una diagnosi, processo di prevenzione, cura e scelta terapeutica sia lasciata ai medici.

Queste non sono tuttavia le uniche novità: nell'articolo 8, infatti, viene autorizzato esplicitamente l’uso di dati anonimizzati e perfino di dati sintetici (una novità di portata mondiale), che apre la strada a nuove forme di ricerca senza rischi diretti per la privacy. Tale ricerca sarà incentivata tramite la creazione di una “piattaforma di intelligenza artificiale” gestita da AGENAS, per supportare medici, operatori sanitari e cittadini nell’accesso ai servizi sanitari.

Inoltre, nell'articolo 22, viene incentivato l'uso della IA in ambito sportivo e per il miglioramento del benessere psicofisico dei cittadini.

Questi articoli delineano un approccio che combina innovazione scientifica, tutela dei diritti e valorizzazione di settori strategici per il benessere collettivo.

4. Professioni e giustizia: IA solo di supporto

L’IA entra anche nel mondo delle professioni intellettuali e della giustizia, ma con limiti chiari:

  • Art. 13: i sistemi di IA possono essere usati dai professionisti, ma solo come supporto all’attività principale, che rimane di competenza umana.

  • Art. 15: nella giustizia, ogni decisione su interpretazione della legge, prove e provvedimenti resta sempre riservata al magistrato. L’IA potrà snellire la burocrazia, organizzare i servizi e semplificare i flussi di lavoro.

Questa impostazione evidenzia una linea di principio: l’IA può accelerare e rendere più efficiente il lavoro, ma non può sostituire il giudizio umano in ambiti delicati come giustizia e professioni regolamentate. Questo è particolarmente importante considerando i numeri problemi che l'uso dell'IA in ambito giudiziario può introdurre.

5. Un miliardo per startup e innovazione

L’articolo 23 prevede un piano di investimenti fino a 1 miliardo di euro, sotto forma di equity e quasi-equity, a favore di:

  • PMI innovative in fase di startup o scale-up;

  • imprese operanti in IA, cybersicurezza e tecnologie abilitanti (quantum computing, telecomunicazioni avanzate, 5G, Web3, ecc.) .

Questa misura punta a rafforzare l’ecosistema italiano delle startup deep tech, favorendo la crescita di “campioni tecnologici nazionali” e aumentando la competitività del Paese.

La Legge 132/2025 non introduce vincoli aggiuntivi rispetto all’AI Act, ma definisce il modo in cui l’Italia intende applicare e sfruttare l’intelligenza artificiale. Le sue linee guida mostrano un approccio bilanciato: innovazione e sostegno alle imprese, tutela dei diritti fondamentali, e investimenti mirati per creare un ecosistema competitivo.

In particolare, le aperture ai dati sintetici, all’uso responsabile in sanità e giustizia, e l’ingente piano di investimenti rappresentano segnali forti di una volontà politica di fare dell’IA non solo una tecnologia, ma una leva di sviluppo strategico per il Paese.